INDICE – PARTE 1 APPENDICI – LA «POVERA ANIMA» – PADRE DAVID DE ANGELIS
LA «POVERA ANIMA»
La «Povera Anima»: chi è?
di P. David De Angelis, Loreto, 25 marzo 1975
Ai fini di una maggiore credibilità del contenuto del libro Potenza Divina d’Amore, senza compromettere l’anonimato, bisogna dare qualche chiarimento in proposito, soprattutto per mettere il lettore nel giusto orientamento e nella giusta luce per una approfondita comprensione del suo messaggio.
Ma perché l’autore si è firmato Povera Anima? Lo ha fatto proprio perché il libro contiene il colloquio di una povera creatura con Dio o meglio di Dio con una creatura, protrattosi, pur con intervalli più o meno lunghi, per dodici anni.
Davanti all’ineffabile parola dell’Altissimo, ascoltata ripetute volte, senza mai cercarla, in momenti vari, ora improvvisamente, più spesso in situazioni misteriose e persino terribilmente dolorose, l’interessata ha sentito il bisogno di firmarsi sempre e soltanto così. Né avrebbe potuto fare diversamente. Infatti la firma Povera Anima o, a volte, anche Piccola Anima, non è stata una scelta personale, ma imposta dalla sua situazione interiore. C’è ancora un secondo motivo, non meno importante che giustifica tale firma. Secondo la Voce, l’Anima doveva rimanere nell’ombra, nascosta, offrendo la propria preghiera e i propri sacrifici, morali e fisici, per la causa della glorificazione dello Spirito Santo.
Fatte queste doverose premesse, aggiungiamo che nel libro è stato tolto, conseguentemente e necessariamente, tutto ciò che potesse contribuire a far scoprire la sua identità.
L’Anima non vive all’Oasi, non risiede a Loreto, non è nativa delle Marche. È una persona consacrata che vive in una numerosa comunità femminile di vita attiva.
Non ha alcuna cultura specifica, né un titolo superiore di studio. Svolge abitualmente il suo lavoro in compiti molto umili e modesti, con un profondissimo senso del dovere e la più scrupolosa osservanza della regola.
Ha un carattere forte e tenace, e, pur nella dolcezza dei modi, non ammette mezzi termini. È dotata di una sincerità senza limiti e di franchezza di linguaggio, senza però mancare di carità verso alcuno.
Ha un modo di giudicare obiettivo, sereno ed equilibrato, e un profondo e acuto senso psicologico che le deriva non certamente dalla cultura, ma dalla Sapienza di cui lo Spirito, che soffia come vuole e dove vuole, le ha fatto dono.
Il suo atteggiamento è sempre improntato a grande modestia, soprattutto quando deve riferire su ciò che la riguarda personalmente. Ella non tiene se stessa in nessuna considerazione, né si sente per nulla valorizzata, e tanto meno inorgoglita, da quanto il Signore le ha manifestato in tanti anni di intimo colloquio.
L’angoscia più grande l’ha provata quando ha dovuto, in qualche modo, esporsi e correre il rischio di rivelare la propria identità e di far conoscere i suoi segreti. E se poi li ha manifestati, lo ha fatto solo perché non trovava pace se non obbedendo all’imperativo della Voce.
Se ha steso e consegnato periodicamente tanti fogli, lo ha fatto soltanto per obbedienza, ma non ha saputo più nulla di essi, né è tornata mai per nessun motivo sul loro contenuto come se non fossero suoi e non le appartenessero. Eppure contenevano passi da fare… cose da realizzare… Passi che sono stati fatti, cose che sono state realizzate. Ed ella non si è mai interessata di nulla.
Quando poi si trattò di pubblicare il libro, interrogata su che cosa ne pensasse, se lo ritenesse opportuno o meno, dopo essersi fortemente meravigliata nell’apprendere che i suoi scritti erano stati conservati, rispose semplicemente: «Ma a me non interessa, io sono come morta». La frase «Io sono come morta» sintetizza molto bene il suo interiore ed esteriore atteggiamento riguardo a quanto il Signore ha compiuto in lei.
Ella non ha rivelato mai a nessuno i suoi segreti, neppure alle consorelle della sua comunità, tanto che non sembra che alcuna di esse, e tanto meno persone amiche, abbiano mai sospettato, intuito, immaginato la ricchezza dei doni soprannaturali che le sono stati elargiti dal Signore.
La Voce l’ha eletta Discepola e Apostola del culto e della devozione allo Spirito Santo, ma ella non ha mai pronunciato una parola sull’argomento, né ha fatto mai nulla che potesse lasciarlo sospettare.
Quante volte la Povera Anima, in perfetta coerenza con quanto qui detto, ha espresso il desiderio di tornare alla sua vita ordinaria, continuando a meditare e a pregare come tutte le sue consorelle!
Ci pare che questi segni siano tali da autenticare e accreditare, almeno dall’esterno, il contenuto del libro Potenza Divina d’Amore.
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Che cosa chiede il Signore alla «Povera Anima»
di P. David De Angelis, Loreto, 9 maggio 1975
Nell’articolo precedente abbiamo voluto assicurare i nostri lettori che la Povera Anima, di cui si parla nel libro Potenza Divina d’Amore, è un essere in carne ed ossa tuttora vivente in una numerosa comunità femminile di vita attiva, che trascorre i suoi giorni di unione con Dio nel compimento fedele dei propri doveri, in umiltà e semplicità.
Abbiamo messo in risalto il suo desiderio di vivere in ombra, nascosta, come morta, per nulla sollecita di quanto avviene attorno a lei, neppure di ciò che la riguarda personalmente e direttamente.
Dal comportamento della Povera Anima e da come le cose si sono svolte si può ben concludere che il Signore «ha guardato all’umiltà della sua serva», per cui, chinatosi su di lei, l’ha elevata ad essere la Discepola e l’Apostola del culto e della devozione all’Eterno Divino Spirito, manifestandole i Suoi disegni d’amore per la salvezza e la santificazione delle anime.
Ora vogliamo vedere che cosa ha detto in sostanza il Signore Gesù alla Povera Anima e quali sono i nuovi mezzi di salvezza e santificazione proposti. È presto detto: basta sfogliare il libro e fermarsi sui passi più significativi del grande Messaggio.
Si nota, prima di tutto, come ci sia stata una preparazione fuori del tempo, nei secoli eterni: «Quando tu non esistevi, io ti plasmavo nel mio amore» (18-11-1965).
E inoltre: «Sono uscito dal Padre per giungere fino a te, che da tutta l’eternità ho scelto e ho amato con amore di predilezione… e per aver qui sulla terra un luogo dove rifugiarmi da tante iniquità degli uomini» (22-1-1966).
C’è stata però anche una preparazione nel tempo, prossima e remota. Tutta la lunga vita religiosa di lei, fatta di piena e totale corrispondenza alla grazia, nell’esercizio costante di tutte le virtù, ne costituisce la preparazione remota.
Dal dicembre 1963 alla prima metà del novembre 1965 si svolge la preparazione prossima e diretta, perché il Signore vuole fare di lei uno strumento della sua gloria (cfr. 8-5-1964).
È interessante, a questo proposito, leggere la prima parte del libro per rendersi conto di come il Signore Gesù abbia preparato l’Anima per farne lo strumento adatto a mostrare al mondo le meraviglie dello Spirito Santo (cfr. 18-11-1965): «Quando ti chiesi di consacrarti vittima di riparazione al mio amore tanto profanato, stava pure nel piano dei miei disegni il renderti, più tardi, apostola del Culto dovuto allo Spirito Santo» (3-4-1966).
Dopo questa preparazione, appena accennata, ecco finalmente il primo annuncio del grande Messaggio. È il 10 novembre 1965: «Perché la Chiesa, mia Sposa, non onora con un culto più solenne, ardente, pratico, presso i fedeli, lo Spirito Santo? In Lui e per mezzo di Lui, tutto si compie dai secoli eterni, in Cielo e in terra, nell’intima comunicazione con il Padre ed il Figlio».
Il Messaggio acquista valore anche dalle circostanze a cui s’accompagna, le quali pertanto meritano di essere esaminate minutamente.
L’Anima è presa improvvisamente dalla solita potente, misteriosa forza subito dopo la Santa Comunione, per cui è costretta ad uscire di chiesa e ad avviarsi verso la sua stanza, ai piani superiori.
Nel salire le scale ha l’impressione che tutto il suo povero corpo si stia sfasciando… si sente venir meno… teme di impazzire… crede possa essere la fine… Raccoglie allora tutte le forze ed esclama: «Mio Dio misericordia! Nelle vostre mani raccomando il mio spirito!».
Finalmente si trova nella sua stanza. È sfinita, si sente quasi perduta. Poi, a poco a poco, le forze ritornano, quelle dello spirito soprattutto, ed ella ne approfitta per immergersi in un colloquio di amore col suo Gesù, che sente ancora presente sacramentalmente nel proprio cuore.
Così resta per una mezz’ora senza potersi muovere, nella totale immobilità, sempre con lo spirito rivolto verso la misteriosa calamita che tutta l’attrae.
In questa situazione ecco la Voce solenne di Gesù che le rivolge il grande primo Messaggio sullo Spirito Santo, quello sopra riportato.
Dopo questo straordinario avvenimento l’Anima confessa candidamente che rimane come stordita e che non comprende affatto il significato di quanto ha udito. Sente solo il bisogno di raccomandarsi al Signore.
Nel giorno successivo ecco di nuovo la Voce che, per ben due volte, sia pure in modo e in circostanze diverse, ripete lo stesso messaggio: «Renditi interprete dei miei disegni. Io desidero che la Chiesa, madre e maestra di tutti i credenti, metta più in risalto l’azione dello Spirito Santo, Spirito di vita, di verità, di giustizia e d’amore» (11-11-1965).
E ancora, lo stesso giorno: «È desiderio del Padre e del mio Cuore, che lo Spirito Santo venga maggiormente conosciuto e amato nella Chiesa, mia Sposa, e ti assicuro che si aprirà un’era di maggior santità nelle anime e di fratellanza fra i popoli».
Il 14 dello stesso mese di novembre: «Nella pienezza dei tempi il Padre donò il Figlio all’umanità… Ora il Figlio vuole manifestare lo Spirito Santo… Amore sostanziale del Padre e del Figlio».
L’8 dicembre dello stesso anno ancora la Voce: «Affido a te la missione di far sapere alla mia Chiesa, che renda un culto di maggior gloria allo Spirito Santo».
I pochi passi qui riportati sono sufficienti per enucleare la sostanza del Messaggio venuto dal Cielo, tramite la Povera Anima. Dunque la Voce chiede una cosa tanto semplice e nello stesso tempo tanto importante.
Chiede un culto più solenne, ardente e pratico allo Spirito Santo… chiede che si metta più in risalto la sua azione nella Chiesa e nelle anime… che Egli sia più conosciuto e amato. Questo è il desiderio del Padre e del Figlio: «È necessario che si apra l’era dello Spirito Santo» (21-12-1965).
Il Messaggio è rivolto alla Chiesa, fatta di anime redente e credenti, alla Chiesa docente e discente: al Papa, ai Vescovi, ai Sacerdoti, alle Anime Consacrate, ai fedeli, a tutto il popolo di Dio.
Tutto quanto esso chiede non ha nulla di eccezionale: contiene soltanto una esortazione. Si direbbe che, per questa, non sarebbe stato necessario un Messaggio dal Cielo. È vero, ma sta il fatto che lo Spirito Santo è ancora il Grande Sconosciuto.
Ora, dopo questo desiderio di Gesù per il bene della Chiesa e delle anime, per la loro salvezza e santificazione, è necessario tutto fare e nulla trascurare perché il Divino Spirito sia da tutti conosciuto, amato, glorificato.
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Dall’ombra alla luce: Madre Carolina Venturella
di P. David De Angelis, Palestrina, 1 novembre 1989
Carissimi Discepoli e Apostoli, Amici e Benefattori, dalla nascita alla tomba nessuno aveva mai parlato di Madre Carolina Venturella, almeno per quanto ne sappia io. Neppure fu detto qualche cosa di lei quando fu pubblicato il suo libro, dal titolo totalmente nuovo Potenza Divina d’Amore, in parte personale, (scritto in carattere chiaro) e in parte dettato, (in carattere neretto).
Quando nel 1975 uscì il libro, tutti si domandavano: «Chi è quest’autrice che si è battezzata Una Povera Anima»? Veramente era un nome incomprensibile da suscitare curiosità e forse anche compassione, almeno all’inizio. Cercai di dare una spiegazione, ma per molti rimase ed è rimasto incomprensibile.
La domanda spontanea che usciva dalla mente e dalla bocca di chi sfogliava il libro rimaneva sempre: «Chi è costei?». Ecco che adesso finalmente tutti possono sapere, e già tutti sanno, che la Povera Anima è identificata in Madre Carolina Venturella.
Era una Suora Canossiana, morta nella Casa di Colle Ameno, a Torrette di Ancona, il 30 Agosto 1989 alle ore 18.15, all’età di 88 anni e 6 mesi ed è ora sepolta nel cimitero della stessa Borgata della città di Ancona, nella Cappella privata delle Suore.
Bisognava attendere la sua morte per conoscere il nome vero della Povera Anima, autrice del grande Messaggio sullo Spirito Santo, dato per suo mezzo, alla Chiesa di Dio.
Sì, era proprio necessario che ella scomparisse dalla faccia della terra prima che i devoti lettori potessero conoscere pubblicamente il suo vero nome.
Ma perché questo nascondimento?
Davanti all’ineffabile parola dell’Altissimo, ascoltata ripetute volte, senza mai cercarla, in momenti diversi, ora improvvisamente, più spesso in situazioni misteriose e perfino terribilmente dolorose, l’interessata ha sentito il bisogno di firmarsi sempre e soltanto così. Né avrebbe potuto fare diversamente. Infatti la firma Povera Anima o, a volte anche Povera Creatura, non è stata una scelta personale, ma imposta dalla situazione interiore. Ella si sentiva tanto piccola e misera da non potere in nessun modo pensare di essere stata scelta dal Signore per una missione particolare.
C’è ancora un secondo motivo, non meno importante, che giustifica tale firma: secondo la Voce, l’Anima doveva rimanere nell’ombra, nascosta, offrendo le proprie preghiere e i propri sacrifici, morali e fisici, per la causa della glorificazione dello Spirito Santo.
Con la conoscenza pubblica del nome e cognome, del luogo di nascita, della Casa e dell’Istituto religioso del quale faceva parte, e del cimitero ove è stata sepolta, la Povera Anima è venuta alla luce. Con le foto già pubblicate nel nostro mensile, tutti i nostri Discepoli e Apostoli e gli amici e benefattori conoscono già anche la sua fisionomia, la sua devozione per l’Eucaristia, il suo dolce sorriso che riflette chiaramente la ricchezza spirituale dell’anima sua.
A questo punto siamo tutti spinti ad esclamare pieni di devozione ed entusiasmo: «Finalmente ti conosco, finalmente sei uscita alla luce del sole! Tanto più eri nascosta, tanto più ora risplendi di luce sfolgorante».
Prima, quand’era in vita, alla lettura degli scritti pubblicati nel libro Potenza Divina d’Amore, tutti sentivano il bisogno di raccomandarsi alle sue preghiere anche senza conoscerla, neppure di nome. Ora che la conoscono, certamente più spontaneo sarà il ricorso alla sua intercessione presso il trono di Dio fino ad invocarla: «Madre Carolina, prega per noi!». Sì, anche noi diciamo: «Madre Carolina, prega per noi e per l’Opera dello Spirito Santo!».
INDICE – PARTE 1 APPENDICI – LA «POVERA ANIMA» – PADRE DAVID DE ANGELIS