Ripartire da Cristo
Così è intitolato il capitolo III della lettera apostolica “Novo millennio ineunte” che san Giovanni Paolo II scrisse come orientamento pastorale per il terzo millennio appena cominciato.
Anche in questo periodo è decisivo vivere in atteggiamento di “nuovo inizio” che, come i più veri ed efficaci inizi, è necessario sia incentrato sul vivere sempre più consapevolmente e radicalmente la pienezza dei tempi in cui ci troviamo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!» (Gal 4,4ss).
L’essere conformati a Gesù dalla potenza dello Spirito Santo, il crescere nell’identità di figli nel Figlio, non può che avere una connotazione missionaria, perché essere cristiani – come ribadito recentemente da papa Francesco nell’enciclica Evangelii gaudium – significa essere missionari: «In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). […] Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione […]. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia» (Gv 1,41). La samaritana, non appena terminato il suo dialogo con Gesù, divenne missionaria, e molti samaritani credettero in Gesù «per la parola della donna» (Gv 4,39). Anche san Paolo, a partire dal suo incontro con Gesù Cristo, «subito annunciava che Gesù è il figlio di Dio» (At 9,20). E noi che cosa aspettiamo?» (EG 120).
Che cosa aspettiamo?
Forse qualcuno potrebbe rispondere che aspetta l’incontro con Gesù. Confrontandosi con le testimonianze di coloro che raccontano un’esperienza “forte” concludono che per loro non c’è ancora stato l’incontro e conseguentemente si sentono giustificati nell’assumere un atteggiamento di passiva attesa oppure, al contrario, si sentono stimolati a cercarlo. Il papa ci invita e c’incoraggia a deciderci per l’incontro: «Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte» (EG 3).
Raggiungere chi già mi ha raggiunto; cercare colui che si è manifestato; trovare chi è uscito per venirmi incontro; bramare chi arde della sete di fare alleanza sponsale con tutti e con ciascuno, insieme e personalmente. Questo intenso movimento d’amore in entrambe le direzioni – dal Padre, attraverso Gesù, all’anima e dall’anima, attraverso Gesù, al Padre – avviene sempre e soltanto nello Spirito Santo. Maria Santissima, l’amabile Madre del Verbo di Dio, l’esperta della docilità allo Spirito Santo, con il suo costante e premuroso intervento d’intercessione, assolve perfettamente la sua missione di nostra Madre nell’ordine della grazia, ottenendoci il coraggio e la gioia di lasciarci guidare dallo Spirito Santo.
L’azione dello Spirito Santo
Dell’azione dello Spirito Santo non si può non averne fatto abbondante esperienza. Ogni persona, per il fatto stesso di esistere, ne è pervasa; ogni creatura è costantemente sostenuta e animata dal suo divino calore vitale. Occorre soltanto partire da qui e guardare la nostra vita da questa prospettiva, non sarà difficile accorgersi delle attenzioni amorose del Padre che non ha esitato a dare la vita del Figlio per riconquistare il nostro cuore ingannato dal principe della menzogna ed «entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. […] Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5ss) Ed anche: «Qui risiederò, perché l’ho voluto» (Sal 132,14).
L’azione dello Spirito Santo ci precede, è lui che apre il nostro cuore all’incontro col Cristo che viene, ci guida e ci accompagna nella crescita del nostro rapporto sponsale con il Cristo ed infine è il termine ed il compimento della nostra possibilità di vivere in pienezza la nostra nuova identità di figli nel Figlio, la vita nello Spirito, appunto. Così questo nuovo inizio, questo ripartire da Cristo accogliendolo nella nostra vita fatta di scelte concrete nei rapporti con gli altri e nei confronti dei nostri desideri, gioie e sofferenze, non significa altro che lasciarsi animare dallo Spirito Santo che è divenuto l’anima della nostra anima, il dolce e potente ospite interiore, l’amico di ogni istante e l’entusiasmo, il sorriso ed il coraggio di vivere la vita nel dono di sé. L’incontro con Cristo può anche non essere stato da noi percepito a livello emotivo e ciò non significa che non sia avvenuto, il sentimento senz’altro aiuta come d’altra parte può divenire un ostacolo. Lo Spirito Santo ci conduce alla crescita nell’amore, fidiamoci di lui, non limitiamolo dettandogli le nostre condizioni, non vincoliamolo verificando la sua azione secondo i nostri criteri e le nostre aspettative: il suo straordinario ed inimmaginabile capolavoro è l’aver portato in mezzo a noi e in noi, il Verbo fatto carne, il Cristo Signore. Accogliamo questo annuncio con certezza. «Egli per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo. […] Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo “prima” di Dio, può come risposta spuntare l’amore anche in noi. Nello sviluppo di questo incontro si rivela con chiarezza che l’amore non è soltanto un sentimento. I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell’amore» (Benedetto XVI, Deus caritas est, 17). «Solo grazie a quest’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice»(EG 8). «L’evangelizzazione non sarà mai possibile senza l’azione dello Spirito Santo […] Si può dire che lo Spirito Santo è l’agente principale dell’evangelizzazione: è lui che spinge ad annunziare il Vangelo e che nell’intimo delle coscienze fa accogliere e comprendere la parola della salvezza. Ma si può parimente dire che egli è il termine dell’evangelizzazione: egli solo suscita la nuova creazione, l’umanità nuova a cui l’evangelizzazione deve mirare, con quella unità nella varietà che l’evangelizzazione tende a provocare nella comunità cristiana» (Paolo VI, Evangelii nuntiandi n. 75).