In principio era la relazione
Padre Figlio e Spirito Santo, eterna, increata e sorgiva relazione d’amore. Tutta la creazione, e noi esseri umani in particolare, esistiamo semplicemente ed incredibilmente per vivere nel meraviglioso ritmo dell’amore: accoglierlo e donarlo, riceversi e offrirsi. Dio Trinità ha creato il mondo per effondere il suo amore su tutte le creature. Ogni istante, in ogni luogo, è il tempo e lo spazio per vivere la relazione d’amore con Dio: nulla può sottrarsi a questa liberante invasione perché in lui viviamo ci muoviamo ed esistiamo e di lui stirpe noi siamo (At 17,28).
La possibilità di entrare in relazione con Dio ci è data dall’azione dello Spirito Santo: in lui il Padre si rivela all’umanità per mezzo del Figlio; in lui si compie l’Incarnazione del Verbo, per opera sua infatti nella pienezza dei tempi si è fatto carne nel seno della Vergine Maria secondo l’eterno disegno del Padre; in lui Gesù è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, il Cristo che ha vinto il peccato e la morte, colui che è costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità in virtù della risurrezione dei morti.
La via per giungere al Padre è Gesù e soltanto nello Spirito Santo possiamo scorgerla e percorrerla secondo la «missione congiunta in cui il Figlio e lo Spirito sono distinti ma inseparabili. Certo, è Cristo che appare, egli l’immagine visibile del Dio invisibile, ma è lo Spirito Santo che lo rivela» (CCC 689).
L’azione dello Spirito Santo nella liturgia
C’è un ambito della nostra vita in cui si sperimenta in modo tutto particolare e potente l’azione efficace dello Spirito Santo: la liturgia. Prendiamo in considerazione solo un aspetto della sua azione quello che riguarda la Parola donata, ricevuta, vissuta. “È infatti lo Spirito Santo che rende efficace la risposta, in modo che ciò che si ascolta nell’azione liturgica si attui poi anche nella vita, secondo quel detto: «siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori» (Gc 1, 22)» (Ordo Lectionum Missae, 6).
Il primo dono per mezzo del quale lo Spirito rende efficace l’azione della parola di Dio in noi è la fede, «proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti» (1Ts 2,13). Lo Spirito Santo suscita il desiderio ardente di ascoltarla, illumina il vero e profondo bisogno dell’uomo, che è rispondere al Dio che si comunica nell’amore, la scelta della parte migliore, fino a suscitare la fame e la sete della Parola.
La fiducia in colui che si autocomunica è l’altro necessario dono dello Spirito che rende possibile la crescita nella relazione d’amore.
Una parola non generica
La parola di Dio risuona abbondante nell’assemblea riunita nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è la stessa per tutti ma in ciascuno opera efficacemente secondo la specificità della propria personalità e del proprio cammino di santificazione.
Per giungere al cuore dell’uomo, la parola di Dio ha bisogno di mediazioni: anzitutto coloro che la proclamano e poi colui che ha il dono e il compito di “spezzarla” e di suggerire percorsi pratici per la vita di ogni giorno. Ma come fa il sacerdote ad indicare a ciascuno l’applicazione concreta della parola di Dio dal momento che si rivolge contemporaneamente a tante e diverse persone, con situazioni peculiari, doveri e sfide personali specifiche, che si trovano in differenti tappe del percorso di fede, età e condizioni esistenziali molto varie? Lasciamo che sia lo Spirito Santo stesso ad illuminarci attraverso il magistero: «Perché la parola di Dio operi davvero nei cuori ciò che fa risuonare negli orecchi, si richiede l’azione dello Spirito Santo […]; a ciascuno suggerisce nel cuore tutto ciò che nella proclamazione della parola di Dio vien detto per l’intera assemblea dei fedeli» (OLM, 9). Ancora una volta è lui a compiere il miracolo della Parola che porta frutto, che diventa vita, una sorta di incessante e rinnovata incarnazione.
Lo Spirito dona al singolo il dono specifico per il suo momento presente, ognuno il proprio, ma non si ferma qui. Il rivolgersi a ciascuno nella propria concretezza e l’esaltarne fattivamente l’unicità, potrebbe sortire una dinamica dirompente e dispersiva: l’insormontabile difficoltà ad agire uniti, in armonia, in profonda comunione nel compiere la missione nel mondo in cammino verso l’unica meta comune che è la casa del Padre. Così lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e colui che è l’artefice dei differenti carismi delle singole membra è anche il garante dell’unità e dell’armonia dell’intero corpo mistico di Gesù, infatti lo Spirito Santo «mentre rinsalda l’unità di tutti, favorisce anche la diversità dei carismi e ne valorizza la molteplice azione” (OLM, 9).
Esortazione finale
A questo punto, dopo essere stati così chiaramente illuminati dallo Spirito Santo, se ci accorgiamo che la parola di Dio ricevuta durante la liturgia non porta frutto, non inganniamoci attribuendo la responsabilità all’eventuale omelia fatta male, incomprensibile, vuota e lontana dalla vita; non perdiamo tempo nel lamentarci e non scantoniamo dalla nostra responsabilità ritenendoci giustificati quasi come pecore a cui viene impedito l’accesso al pascolo. Piuttosto invochiamo con forza e ardore lo Spirito Santo, preghiamolo per noi stessi, per i nostri fratelli e sorelle presenti, per il sacerdote che presiede alla liturgia… Daremo così gloria allo Spirito Santo per le meraviglie di conversione che opererà in ciascuno a benefico di tutta l’umanità.